"Il gioco degli scacchi è una potente arma di cultura intellettuale", recitava uno slogan per il congresso generale dell'Unione Sovietica del 1924. Parafrasando quanto affermato più di ottant'anni fa potremmo oggigiorno sostenere come "gli scacchi sono un'arma potente di cultura pedagogica, educativa e didattica".
Sviluppo mentale, formazione del carattere e della coscienza sociale sono i principali obiettivi didattici sui quali si fonda il progetto "Scacchi a Scuola", attualmente in corso nella "Scuola Primaria Giulio Turci" di Torriana, che vede coinvolte tutte le cinque classi del plesso, suddivise in differenti livelli, con modalità e tempi diversi e con il supporto dell'istruttore scolastico della Federazione Scacchistica Italiana, nonché docente di scuola primaria, Christian Citraro.
Questo progetto vuole provare a smentire i principali luoghi comuni che vogliono gli scacchi esibirsi solamente in ambiti un po' esclusivi, da un pubblico prevalentemente adulto, o che richieda degli ambienti speciali, quieti e solitari, adatti a delle attività ritenute "massimamente cerebrali".
Il gioco degli scacchi è strettamente collegato alle varie discipline scolastiche e, pertanto, questo progetto sostiene un'attività che facilmente si inserisce nell'iter scolastico, offrendo agli studenti occasioni di crescita umana e civile e di uso intelligente del tempo libero.
Chi pratica questa disciplina, in generale, acquisisce maggiore capacità di concentrazione e potenzia, senza sforzo, le caratteristiche elaborative del cervello con notevoli effetti benefici anche in altri campi, come l'organizzazione del proprio lavoro o l'apprendimento delle materie scolastiche.
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Alcuni scatti realizzati durante il Progetto |
Un'esperienza, prima ancora che un progetto, che vuole essere anzitutto un percorso di crescita, cognitiva e relazionale, perché, per usare le parole di Benjamin Franklin del 1779 «la vita è una specie di gioco di scacchi, in cui abbiamo spesso dei punti da guadagnare e dei competitori o avversari con cui contendere; e in cui c'è una gran varietà di buoni e cattivi eventi, i quali sono, entro certi limiti, effetti della prudenza o della mancanza della medesima». Parole che possono sintetizzarsi, se mi è consentita la semplificazione, nel motto "gli scacchi come paradigma della vita".
In un mondo sempre più globalizzato e tecnologico ma diviso dalla prospettiva dello scontro di civiltà, la natura trascendente del gioco degli scacchi mette insieme Oriente ed Occidente. Nato in India nel VI secolo d.C., è stato protagonista di una lunga staffetta tra popoli: dai Persiani, passando per gli Arabi, per poi approdare in Europa intorno all'anno Mille.
Tanti buoni propositi quindi, che vogliono porre gli scacchi come un nuovo "centro d'interesse" per i più giovani, quella "thumb generation", la generazione del pollice, che corre alla velocità della luce ma che grazie ad un gioco antico, scandito da ritmi lenti, può ancora riprendersi il proprio tempo, ritrovando se stessa.
Ce la faranno? Non è dato sapere... un vecchio adagio recita tuttavia: "gli scacchi sono un mare in cui una zanzara può bere ed un elefante annegarsi".